martedì 22 marzo 2011

Riflessioni a mano libera...


Non ho una penna, ma solo dita che corrono  e neanche tanto veloci su una tastiera...
ho una ridda di pensieri in testa...non so chi l'abbia detto, ma sono parecchi giorni che questa frase stigmatizza il mio essere...meno male che penso?...meno male che ho una testa?
A volte i pensieri fanno male...al cuore che vorrebbe solo starsene in un angolino a piangere qualche lacrimuccia, comportarsi da bambino infelice per un brevissimo lasso di tempo, il tempo di due - tre lacrime, eppoi, finito il drama moment, ricominciare a battere da adulto...
Un oggi soleggiato con un cielo dipinto di indaco mi ha accompagnato ad un funerale...se n'è andata una persona cara...la morte accade, ma a volte ti tocca da tanto vicino e ti fa capire che molte sono le persone care scomparse... in Giappione, in Libia...nel mondo...tutte con le scarpe piene di passi e con le tasche piene di ricordi, il cuore pieno di sogni...tanto per parafrasare una nuova canzone di Jovanotti...
Al mio cuore servirebbe proprio un angolino dove andare a versare qualche lacrima...
Un oggi soleggiato con un cielo dipinto di indaco mi ha regalato un post interessantissimo su cui riflettere...l'ha scritto Anna (C'è di mezzo il mare)...volevo commentare direttamente lì, ma i pensieri mi si sono aggrovigliati  e lo faccio qui...concordo con lei su tutto, concordo con i suoi commenti e con il suo amaro dispiacere...
Il sensazionalismo per dare voce alla ragione??? E' dannoso, non serve, non riesci più a vedere dove c'è un barlume di verità e dove comincia la briciola della finzione...
Personalmente leggevo Gramellini...ho smesso di leggerlo dopo un suo deludente pezzo sui precari, pieno di luoghi comuni, che non si innalzava da terra neanche di un nanometro e non mi faceva crescere in pensiero neanche di un picogrammo...ultimamente va così di moda dare misure e dimensioni di tutto...per inciso, commentai sul sito de La Stampa e non lo lessi più...forse la mia non lettura non "l'ha diminuito" (mi scuso con Donne), ma non ha certamente diminuito me...
Mi delude molto però questa rincorsa al sensazionalismo tout court...per far riflettere la gente?  Sono molto convinta che chi vuole riflettere lo fa, se non oggi, domani...a prescindere dai sensazionalismi. A prescindere, punto.
Ho scritto un commento sulla bacheca di una mia amica in Facebook...si parlava sempre della centrale di Fukushima, " Ci siamo dimenticati troppo presto di quello che fecero i tecnici a Chernobyl, dove il reattore fuse...eppure gli effetti di Chernobyl li stiamo pagando ancora adesso e facciamo finta di ignorarli...niente è più labile della memoria umana eh?!? non sono contraria a nulla a prescindere, sia chiaro...mi rendo solo sempre più conto che Vico e Croce avevano ragione..."
Non è proprio vero che non sono contraria a nulla a prescindere, difatti sono contraria al sensazionalismo...soprattutto giornalistico e di quel giornalismo pseudoscientifico...poco scientifico e molto pseudo...non voglio fare di tutta un'erba un fascio, ma constato che troppo spesso la tuttologia è "tsunamica"...fa male...
Anna menzionava Taranto...per tacer di Augusta e di Porto Marghera...e mentre scrivo mi è ritornato in mente il famoso "incubo Atrazina"...si trovavano livelli alti di atrazina e si alzava il limite di legge...ovvio... e faccio uno sforzo enorme per non lasciar correre le dita a parlare di limiti di legge...e non è sempre possibile adottare la soluzione del nodo di Gordio... Tossicità e salute umana sono fratelli siamesi, vanno spesso a braccetto insieme, anche se non sempre si conoscono i loro percorsi...chè è per questo che si studia...è il non volerli considerare o minimizzarli che è peggio che nasconderli...
Si studia, poi...son parole grosse...cultura con cosa fa rima??? bruttura, stortura...tortura...ecco, appunto. Perchè costringere le generazioni che come nuove gemme cercano di fiorire costringendole a sopportare il peso della cultura? Dovessero poi porsi delle domande...
Domenica una persona illuminata mi ha detto che "esistono due tipi di domande: quelle che hanno risposta e quelle che non ce l'hanno. Le seconde sono quelle necessarie per vivere"...ho cassetti pieni di domande senza risposta, ma non credo di aver imparato più di altri a vivere...
Credo che abbiamo bisogno di molta chiarezza sia sul nucleare sia sulle energie alternative...abbiamo bisogno di conoscenze, di sapere se esistono approfondite analisi dei costi  e benefici, se hanno calcolato 'ste benedette carbon footprints, come le hanno calcolate...se le hanno calcolate...
(N.B. le carbon footprints si possono definire come il totale delle emissioni di gas ad effetto serra, espresso in termini di CO2 equivalente (CO2eq), associate ad un prodotto o un servizio durante tutto il suo ciclo di vita, oppure stima dell'ecoefficienza. Calcolo più lungo e laborioso, ma approfondito, è quello dell'impronta ecologica. Esistono in rete diversi softwares per calcolare le carbon footprints, perchè il problema del cambiamento climatico globale coinvolge tutti, dalle Svalbards all'Antartadide, passando per il resto del mondo. Adesso esistono anche softwares in grado di calcolare le nitrogen footprints. C'è molta letteratura scientifica e statistica al riguardo, forse molto di settore. Capisco che leggersi un articolo al riguardo non è altrettanto avvincente che leggersi un articolo su chi ha sposato - tradito - divorziato - risposato chi, come, dove, quando e perchè...però almeno una volta nella vita si può fare...io leggo entrambi e spesso... sarà per questo che sono come sono???)
Diversi oggi fa, non sempre soleggiati e con il cielo dipinto di indaco,  quante pensiero-gemme o gemme pensiero son nate passando di blog in blog...vorrei parlare di quelle nate passando da Dona  (Caravan PetrolIl giardiniereNIMBY11)...
NIMBY, Not in my backyard.. vicini o lontani abbiamo tutti un backyard che non vorremmo fosse "disturbato" ...vecchia politica del campanile? senso di attaccamento al proprio orticello? o istinto di conservazione? E perchè no solo voglia di alzarsi dalla sedia per chiedere spiegazioni a tutto quello che dall'alto stile cascate del Niagara ci viene fatto piovere addosso?...ma questo non si chiamava democrazia???...mai stata ferrata in storia...
Diversi oggi fa, non sempre soleggiati e con il cielo dipinto di indaco, mi sono trovata di fronte questa frase..."IL TEMPO NON CAMBIA LE COSE, ALZARE IL CULO E FARE QUALCOSA LE CAMBIA. AND NOTHING" (Marina Gettani)"... e mi son detta "adesso applichiamo alle situazioni che vediamo intorno a noi, dal disastro del governo italiano al Giappone piuttosto che a quello che accade a 100 metri da noi...alzarsi in piedi è davvero faticoso???"
Nel frattempo, chi si accorda con chi? chi bombarda chi? dove, come? ma soprattutto con cosa...rispunta il fantasma dell'uranio impoverito piuttosto che delle bombe al fosforo...e con un sorriso rubato direttamente allo Stregatto di Alice ( che tra l'altro è protetto dal copyright) il premier italiano di nazionalità, ma che non rappresenta tutti gli italiani e soprattutto che non mi rappresenta, rilascia dichiarazioni di ogni tipo e non ultimo lancia lo spot sui musei italiani...
http://video.corriere.it/berlusconi-nuovo-spot-ministero-turismo/f62a06ca-5482-11e0-a5ef-46c31ce287ee
il fratello di Vulvia?!?
Lasciare le dita libere di correre sulla tastiera è stato un piccolo sfogo amaro...
Nel frattempo il cielo indaco è diventato notte, è ora di chiudere...di andare a fare la mamma, di coccolare il mio cucciolo e magari per una sera non spiegargli del mondo cose troppo grandi per lui, ma solo che le mamme fanno le coccole come nessuno mai...
Vorrei poter accendere una candela di speranza che illumini stanotte...
invece resterò al buio...
domani, chissà...

http://it.notizie.yahoo.com/blogs/yahoo_sociale/emergenza-giappone-aiutiamoli-subito-p46.html

venerdì 18 marzo 2011

Nigella's Lemon polenta cake by Fabipasticcio senza glutine senza lattosio senza latte vaccino ... Nigella's lemon polenta cake by Fabipasticcio gluten free dairy free cowmilk free

Perchè iniziare con la mappa del continente americano? C'è sempre un perchè nei miei posts...
Sapevo che marzo sarebbe stato un mese duro per svariati motivi...vuoi lavorativi  - scadenze progettuali, che sono sempre più che impellenti, fiato sul collo e defilamenti vari che vanno di pari passo ovviamente-, vuoi concorsuali - si perchè ancora li faccio i concorsi con la prospettiva di ...entrare in graduatoria ovviamente!
Ne ho fatti due questa settimana, di cui uno dei due con i due scritti nello stesso giorno...Dopo di che il mal di testa ha deciso di assumere il comando di tutte le operazioni riguardanti la mia persona e mica accenna al trasloco! 
Ma torniamo alla mappa delle Americhe, ed è giusto parlare delle Americhe, quella del Sud e quella del Nord.
Avvicinandosi i giorni del concorso ero in ansia... In più si stava avvicinando la data del controllo medico di lunedì prossimo (cerco sempre di razionalizzare la situazione, ma sfido chiunque a non preoccuparsi un tantinello o come direbbe qualcuno " nan ticchia", quando si parla di biopsie).
L'ansia è cattiva consigliera, i pensieri galoppano a briglia sciolta e si imbizzariscono...
...e sia la mia amica Gabri - Gabriela, argentina, italiana da parte di padre e italiana per amore, avendo sposato un italiano, sia la mia amica Paula (Once upon a time) 'mmericana del Nord, italiana anche lei per amore avendo sposato un  italiano, in momenti diversi sono stati i piatti della bilancia del mio ying e yang.
Una perchè terapeuticamente ha lasciato che facessi galoppare pensieri a briglia sciolta, ma mi ha dato poi redini nuove, l'altra leggendomi dentro, tra le righe, da lontano con una chiarezza che mi ha fatto piangere. E' anche grazie a loro che il significato della parola amicizia è tornato nella mia vita, un regalo preziosissimo.

Siccome è un bel po' di tempo che per cucinare è pura sopravvivenza, fatta anche piuttosto bene, ma pur sempre sopravvivenza, ho sentito il bisogno di un comfort food, una cosa semplice semplice, ma buona buona, di quelle che ti fanno ricordare solo i raggi di sole e non gli uragani che ti hanno distrutto il cuore...
Segno del destino?
Penso proprio di sì!
Ieri mi sono imbattuta in questa ricetta della mitica Nigella Lawson: amore a prima vista!
La sua ammiccava voluttosamente dalla foto, impossibile resistere! Ovviamente dovevo farla ieri, ma la mia apatia culinaria ha vinto e quindi l'ho fatta oggi e me ne sono concessa una bella fetta...ne avevo bisogno!
E' tanto facile quanto buonissima, nel descriverla lei, Nigella,  la definisce una amalgama anglo-italiana...io ho fatto l'amalgama alla Fabipasticcio...e adesso vi spiego perchè!
Ma cominciamo dall'inizio...

Nigella's Lemon polenta cake by Fabipasticcio 
senza glutine senza lattosio senza latte vaccino 
Nigella's lemon polenta cake by Fabipasticcio 
gluten free dairy free cowmilk free



INGREDIENTI

per la torta

100 g di margarina o burro non di latte vaccino (ATTENZIONE: la margarina non deve contenere grassi idrogenati, senza glutine e senza lattosio)
250 g di yogurt di soja bianco senza zucchero senza glutine

la ricetta prevedeva 200 grammi di burro non salato, ovviamente solo quando ho aperto il frigo ho realizzato che non avevo abbastanza margarina e quindi ho sostituito! Secondo me, viene bene anche sostituendo la metà del burro con dello yogurt di latte vaccino, per chi non ha problemi di intolleranze.

200 g di zucchero (io uso lo zefiro)
200 grammi di farina di mandorle (per i celiaci e per le persone gluten sensitive: controllare  che ci sia il simbolo della spiga sbarrata o la dicitura SENZA GLUTINE come da regolamento CE 41/2009)
100 g di farina fioretto di mais, quella fine (per i celiaci e per le persone gluten sensitive: che ci sia il simbolo della spiga sbarrata o la dicitura SENZA GLUTINE come da regolamento CE 41/2009; se non trovate la fioretto, potete passare nel blender la bramata)
1 cucchiaino e mezzo di polvere lievitante con cremor tartaro, che è senza fosfati ed è garantita senza glutine (altrimenti 1 cucchiaino e mezzo di lievito senza glutine, per i celiaci e le persone gluten sensitive: controllare che ci sia il simbolo della spiga sbarrata o la dicitura SENZA GLUTINE come da regolamento CE 41/2009)
3 uova
la scorza grattugiata di due limoni non trattati (tenete il succo!)

per lo sciroppo

il succo di due limoni non trattati
125 gr di zucchero (la ricetta dice zucchero a velo, io avevo solo lo Zefiro e ho usato quello. Per i celiaci e le persone gluten sensitive: per lo zucchero a velo, controllare che ci sia il simbolo della spiga sbarrata o la dicitura SENZA GLUTINE come da regolamento CE 41/2009)

Stampo da 24 cm di diametro ( la ricetta diceva 23 cm...fate vobis)

Procedimento

Prima di tutto, accendete il forno a 180°, poi dovreste imburrare lo stampo oppure fate come me che uso la carta forno anche quando lo stampo è richiudibile.
Poi nella planetaria, oppure con il frullino, montare margarina morbida (burro morbido), yogurt di soia e zucchero assieme finchè l'impasto è bello liscio.
Mescolare assieme la farina di mandorle, la farina fioretto di mais e il lievito (non fate come me, che ne ho messo troppo, un cucchiaino e mezzo è sufficiente!) e se ne aggiunge 1/3 all'impasto e si mescola, poi si aggiunge il primo uovo e si mescola, poi si aggiunge un altro terzo di farine e si mescola, si aggiunge il secondo uovo, e così via.
Per ultime le scorze grattugiate del limone e si mescola ancora. 
Dopo si versa il tutto nello stampo e si inforna per almeno 40 minuti.
Fare sempre la prova stecchino!
La torta è cotta quando si stacca dalle pareti dello stampo.
Una volta cotta, spegnete il forno e lasciatela raffreddare in forno aperto per una decina di minuti.



Nel frattempo bisogna preparare lo sciroppo: in un pentolino piccolo versare il succo del limone e lo zucchero, mescolare, mettere sul fuoco e lasciare che si sciolga.
Io l'ho lasciato addensare un po'.
Nella ricetta, bisogna fare dei forellini con lo stecchino nella torta e versare lo sciroppo sulla torta che è ancora nel suo stampo.
Io ho invece tirato fuori la torta, l'ho messa su un piatto da portata e dopo aver fatto i forellini, con un cucchiaio, ho versato lo sciroppo denso sopra la torta.
Si dovrebbe attendere prima di tagliare, il mio tempo di attesa è stato brevissimo.
La volevo assaggiare subito.
Buonissima!
Ale, il mio cucciolo che non ama il limone, se n'è mangiata una bella fettona.
Questi sono i dolci che ci piacciono, semplici, profumati, buonissimi, da coccola.

Il consiglio di Nigella: meglio mangiarla in compagnia, è indicato per un tè o per un dopo cena con gli amici (dovrebbe essere mangiata con la forchettina, ma anche lei se l'è spazzolata lasciando che le briciole cadessero ovunque...è una donna che sa ;-) )
E quindi virtualmente in compagnia con Gabri e Paula e con tutti voi, una bella fetta!



La versione originale si trova qui:
 http://www.bbc.co.uk/food/recipes/lemon_polenta_cake_34575

Questa ricetta partecipa al contest di Simona "Dolcemente privi di..." perchè è senza glutine, senza latte vaccino, senza lievito di birra

domenica 13 marzo 2011

TravelMoleskine 3: Il Lago di Resia

Durante le lunghe vacanze di Natale  malanni e virus ci hanno fatto compagnia, nonostante ciò, anzi proprio per loro abbiamo deciso di concederci una pausa in quel di Merano (dopo la vacanza estiva Merano ci è entrata nel cuore) e per l'Epifania siamo partiti.
Merano era piena di gente, i mercatini erano al loro termine eppure la loro magia richiamava grandi e piccini.
E che dire delle terme? Altro che il pifferaio di Hamelin...code lunghissime e ben organizzate per entrare in una oasi di pace e ristoro...
Ecco, il sabato le code non erano solo lunghissime, neanche solo chilometriche, di più...il tempo era grigio, tutti i giriingiro che dovevamo fare li avevamo fatti, volevamo una pausa ed ecco che il marito e padre ci dice "PARTIAMO!"...Ok, va bene ma per dove???
E lui imperterrito "Partiamo".
Così prendo al volo la macchina fotografica e via in auto. Il paesaggio estivo coloratissimo e profumato dai meleti è in inverno grigio, triste, tutti quegli alberi scarni e grigi mettono tanta malinconia...ti consola il pensiero che ha primavera sarà tutto nuovamente verde e intenso. 
Passano i chilometri e si sale, piccoli borghi ci salutano, intanto che la strada diventa tornante e ancora tornante: per me questa è la parte dura del viaggio, soffrendo un po' di cinetosi... Ma tengo duro e mi godo lo spettacolo: il paesaggio grigio ricamato da rami che come tante mani magre graffiavano il cielo ha lasciato il posto ad una distesa di bianco, ogni suono è diventato morbidezza, le nuvole ora candide pettinano i raggi del sole timido, che gioca a nascondino.
Saliamo, saliamo, saliamo.
Alla fine arriviamo.
Qui.




 Il lago di Resia...o meglio dire il lago di Curon Venosta? In origine i laghi erano tre: il lago di Resia, il lago di Curon e il lago di San Valentino della muta.
Nel 1950, venne inaugurata una diga che riunì i primi due laghi. Il progetto comincio negli anni '10 del secolo scorso, poi negli anni '20 venne data la concessione ad una società, che poi venne assimilata dalla Montecatini, la quale con il passare degli anni divenne Montedison.
Intanto gli abitanti furono fatti sfollare, le persone abbandonarono campi e case.
Quando arrivate su al lago potrete leggere la storia e nella parole c'è molta amarezza per questo abbandono, che fu vissuto come un piccolo esodo, una cacciata verso terre estranee e ostili.
Gli abitanti dovettero infatti spostare più in alto perchè i paesi originari erano nell'invaso della diga. Per scongiurare il tutto, si racconta che gli abitanti mandarono una delegazione dal Papa, ma i lavori proseguirono...finchè non arrivò la guerra.
Dopo la guerra i lavori ripresero, la diga fu portata a termine, l'invaso allagato.
La torre campanaria fu l'unica a svettare sull'acqua, per qualcuno triste monito per l'indifferenza dell'uomo verso l'ambiente, per altri malinconico ricordo di ciò che era stato, ma anche ricordo della rabbia di chi se n'era dovuto andare.
La torre campanaria risale al 1300 e venne messo sotto la protezione delle Belle Arti. E' stata restaurata nel 2009. Sia in estate sia in inverno il panorama è pieno di suggestioni.

In inverno, ghiacciando il lago, sembra di essere in una favola, tutti come in Pattini d'argento a pattinare e slittare a vela sul lago.



Ci sarà pure il sole, ma fa freddo!!!


Il campanile è ovviamente il più fotografato! Credo potrebbe essere anche un ottimo soggetto per  un pittore



Non voglio entrare nel merito della storia, dell'impatto che ebbe la costruzione della diga a livello socio-economico e ambientale, perchè non ho abbastanza conoscenze in merito a questa situazione. Però, arrivare fin lassù, godersi le nuvole che si rincorrono tra le cime, sentire il vento freddo che ti porta in dono un raggio di sole vale la pena. E poi ti riconcilia con il mondo...almeno per un breve arco di tempo.


E dopo il lago il viaggio prosegue...alla prossima!

sabato 12 marzo 2011

Pensiero 7: Terremoto in Giappone

Sisma in Giappone
La terra ha urlato
ferocemente, l'oceano ha urlato con lei.
Treni, navi, persone inghiottite da questo dolore.
In molti, ognuno con la sua valigetta di lacrime,
compostamente tornano a casa.
Intanto, da questa parte di mondo si discute:
quanti sono i cm di spostamento dell'asse terrestre?
Di quanto si potranno accorciare i nostri giorni?
Anche il dolore si misura?
In centimentri di spostamento d'anima
o in millilitri di lacrime?



venerdì 11 marzo 2011

La timidezza del dolore...a Donatella

http://roma.repubblica.it/cronaca/2011/02/17/news/donna_morta-12569177/index.html?ref=search
The Breast Cancer Site


Il link racconta una storia.
Questa è una storia come tante, ma è una storia.
Come tutte le storie, va letta.
...
Ho aspettato a lungo prima di scrivere perchè come ho già ripetuto in altri posts ho bisogno di sedimentare i pensieri, di lasciare che il loro metabolismo lento segua i suoi percorsi.
Così...metti un venerdì qualsiasi di febbraio, un venerdì che in laboratorio decidono di fare le pulizie di Pasqua, metti che sfiniti dal lavoro, stanchi e sporchi ci si ritrovi tra colleghi per un pranzo improvvisato, metti che fuori c'è pure il sole e quindi tutti in giardino, metti che si chiacchiera e si ride e che il tempo e Madre Natura non siano poi i cerberi cattivi che vogliono apparire...
Metti che torni dal pranzo e controlli la posta e tra le e-mail ne arriva una di tuo cognato e quello che leggi ti lascia senza fiato...
Come direbbe Sciascia, "è una storia semplice"...ma non troppo.
E così mi sono ritrovata con tante lacrime che scorrevano sulle guance come le lettere delle parole di Donatella correvano sullo schermo.
L'articolo non racconta tutto, racconta pochissimo, ma quello che si intuisce tra quelle righe è una disperazione timida e immensa.
 E io non aggiungerò nulla di più se non che queste storie vanno raccontate, conosciute, piante e sofferte.
Ognuno di noi potrebbe conoscere Donatella.
Prevenzione è una parola magica, non dico che dovrebbe essere un mago il medico, ma certo non dovrebbe essere incosciente, nel senso di mancare di coscienza.
Come dice l'avvocato "Al di là dei processi esiste anche la coscienza che prima o poi si sveglia e allora sono problemi grossi..."
Spero nel risveglio delle coscienze, spero che possiamo ancora vivere in un paese in cui gli ospedali siano per tutti, un paese in cui per fare una mammografia non prendi l'appuntamento adesso per il 2013 - altrimenti la vai a fare a pagamento -, un paese in cui non si chiudono gli ospedali che servono per far crescere bambini che dovranno camminare per diventare adulti, ospedali per adulti che devono imparare nuovamente a camminare, parlare, vivere, un paese in cui la Scuola sia davvero Scuola (vi consiglio caldamente di leggervi il discorso di Colamandrei) e non bestia da macello, smembrata da finanziarie et similia...un paese degno.
Lo so, sono una terribilmente ingenua sognatrice, ma al mondo ci sono malattie peggiori di questa mia...
Chi può dire che regalare una ricetta o un click non ci cambi la vita? O risvegli una coscienza in più?




Chi può dire come sia più giusto partecipare? 

giovedì 10 marzo 2011

Apple pear crisp senza glutine senza lattosio senza latte vaccino per la Fondazione Santa Lucia ... Apple pear crisp gluten free dairy free cow milk free

una_ricetta_per_il_santa_lucia (press ESC to close)

E' da un po' che vedo questo banner in diversi foodblogs. 
Premetto, tanto perchè repetita iuvant, il mio non è un food blog sensu strictu, però qualcosina son capace di farla in cucina, sebbene non partecipi a blog candies, contests e cose così...però il Santa Lucia nella mia vita ha un suo perchè.

Ad essere esatti ha il suo perchè nella vita della mia nonnina che non c'è più...quindi avrei dovuto dire aveva...ok, senza tirarla troppo a lungo con la consecutio temporum et similia, veniamo al dunque...che è meglio (come direbbe il puffo Quattrocchi)...

In un altro post vi ho parlato di mio Nonno Mario, beh... nella foto del post, la signora che mi abbraccia forte forte è la mia nonnina: nonna Maria, anzi nonna AnnaMaria, ma per tutti è sempre stata Maria. 
Pochi anni dopo quella foto, purtroppo la mia nonnina dovette operarsi alla schiena, le tolsero un angioma dalla spina dorsale. 
L'operazione non andò bene, perché purtroppo il suo midollo spinale venne leso, era entrata in ospedale con le sue gambe e ne uscì in sedia a rotelle.
...fu l'inizio di un percorso? calvario? non so...
fu la fine di una cosa e l'inizio di tutt'altro. 
A farla brevissima, per un certo periodo di riabilitazione venne portata alla Clinica Santa Lucia. 
Molti anni fa quella che è adesso una fondazione era una clinica dove in molti arrivavano su una sedia a rotelle o addirittura su un letto, perché quello che potevano muovere era solo la testa. 
Forse c'è chi osa ancora pensare che poter muovere anche solo una mano per chi era entrato su un letto era ed è un piccolo progresso, invece può fare davvero la differenza. Suona demagogico? 
Permettetemi di dire: "Frankly I don't give a damn", ovvero me ne infischio altamente. 
Per fare quello che per altri è un piccolo progresso ci vuole tempo, fisioterapia, fisioterapisti esperti, forza di volontà, lacrime e dolore, ma poi ci si arriva...
La mia nonnina piano piano ricominciò a camminare con l'aiuto di tripodi e per pochi tratti, la sedia divenne una sua compagna, ma quei pochi passi erano pur sempre qualcosa...anche se per lei non furono mai abbastanza...ma questa è un'altra storia e non è il momento di raccontarla.
Visto che i miei genitori sono venuti a trovarci per il Carnevale, ho chiesto a mio padre cosa stava accadendo alla Santa Lucia e mi ha spiegato che la Regione Lazio, leggasi la Polverini, vuole chiuderla perchè non serve...
...il che si commenta tutto da sé. 
Tutte le persone che hanno bisogno di questo tipo di cure dove dovrebbero andare?
Altrove?
Non è che voglia una precisione da GPS ma qualcosa di più di un altrove sarebbe doveroso...Non conosco la situazione ospedaliera a Roma e nella regione Lazio, ma credo che di ospedali come il Santa Lucia non se ne possa fare  a meno ovunque. 
E' per questo che aderisco a questa richiesta con una piccola ricetta, che sarebbe stata cara alla mia nonnina, è che è un comfort food per ogni età.

Apple pear crisp (da Williams- Sonoma) 
senza glutine senza lattosio senza latte vaccino
Apple pear crisp gluten free dairy free cow milk free



E' la mia versione rivisitata di questo dolce semplicissimo, ma che è buonissimo e che si può accompagnare con panna, gelato o mangiare così da solo. 
Alla mia nonnina piacevano tantissimo le mele cotte, come piacciono tanto anche a me e al mio cucciolo, ecco perchè questo dolce è diventato un must della mia cucina, visto che per tutto l'inverno l'ho fatto, rifatto e rifatto e ce lo siamo sempre mangiato con molto gusto.


Ecco gli ingredienti

450 gr di mele pelate (ho provate renette, fuji e golden nuove, vanno bene e credo andrebbero bene pure pink lady e  granny smith, è versatile)
450 gr di pere sode pelate, tipo Williams, ma anche in questo caso provate altre pere per diverse consistenze
2 cucchiai da tavola di succo di limone per non fare ossidare la frutta
87 grammi di farina senza glutine (Mix it, ma anche solo farina di riso e fecola 1:1 ovvero in parti uguali)
100 gr di zucchero di canna
sale
60 gr di burro o margarina o burro non di latte vaccino
50 grammi abbondanti di noci tritate o di pinoli
100 grammi di cioccolato fondente a pezzetti oppure di gocce di cioccolato
100 gr di uvetta sultanina precedentemente ammollata nel rum
cannella oppure spezie varie, cioè stollen mix, lebkucken mix o speculatius mix, quei mix di spezie natalizi sono fantastici ovunque

§ per i celiaci e le persone gluten sensitive: accertarsi sempre che ci sia o la SPIGA SBARRATA  o l'apposita dicitura SENZA GLUTINE  come da regolamento CE 41/2009 e non dimenticare mai il discorso sulle tracce e cross-contaminazioni.



Procedimento

Poi si procede così, più facile a farsi che a dirsi...
Forno caldo a 180°C, teglia quadrata da 20 cm circa
Tagliare a cubetti da 1 cm, dicono loro, io vi dico fate dei cubetti piccoli e regolari delle mele e delle pere e mettete il tutto nella teglia, versateci sopra il succo di limone e mescolate bene bene.
Poi ci versate sopra le spezie nella quantità che volete, la mia misura è sempre troppo! 
Mescolate di nuovo, aggiungete uvetta, noci o pinoli o tutti e due e mescolate ancora.
Dopo fatto ciò preparate il crisp, cioè mescolate la farina assieme al sale e allo zucchero, poi aggiungete il burro o la margarina o il burro non di latte vaccino e cosa difficilissima e quindi fatelo con tanta attenzione, fate delle belle briciole. 
Difficilissimo, vero? ;-) :-DDD
Dopo, prendete la cioccolata o le gocce di cioccolato e spargetele per benino su tutta la frutta e soltanto adesso spargete per bene tutte le briciole sulla superficie della frutta.
Finito di fare tutte queste complesse operazioni, infornate per 40-50 minuti, dipende dal forno. 
E' pronto quando vede la crosticina bella dorata e delle piccole bolle ai lati. 
Lasciate raffreddare in forno aperto per 10-15 minuti ...se vi riesce...
e dopo servite come più vi aggrada!



Lo so che è un'impresa ardua, ma credetemi ce la si può fare! :-DDD

Ah! Ho provato addirittura una versione con lo strutto diminuendone la quantità per paura che se ne avvertisse il sapore ed invece è venuto ottimo lo stesso. 
In qualche ricetta di simil pasta frolla si usa lo strutto, quindi il mio pensar non era pazzia... o si? 
Comunque, è buono pure con lo strutto!
Eppoi è naturalmente senza glutine, senza lattosio, senza latte vaccino!
La mia versione la servo in purezza, cioè senza panna o altro, ma come avete visto è piuttosto ricca, quella originale è molto più scarna
A voi la scelta.
E con questo partecipo con estremo piacere alla Raccolta "Una ricetta per Santa Lucia" promotrice Caris

una_ricetta_per_il_santa_lucia (press ESC to close)

Bon appetit!!!


Questa ricetta partecipa con piacere anche al contest di Simona "Dolcemente privi di..." perchè è senza glutine, senza latte vaccino, senza lievito di birra e senza lievito





mercoledì 9 marzo 2011

El carneval 2011 xe ne anda' , portando la festa della donna con sè...

Mercoledi delle Ceneri, anche questo "carneval xe ne anda' ", ci salutano le maschere...

La primavera, che dovrebbe arrivare
Fotografando Venezia...
Via dalla pazza folla...
Un gentiluomo d'altri tempi...
Glitters a go go, pavoneggiante vanità...
Caffè al Quadri, la maschera è d'obbligo...
Cavaliere e re...i cavoli da "persone serie" sono rimasti a casa...
Ci saluta il Doge, sia qui sia da Dona e dalla sua terrazza (splendide foto e che slide show!)
Riponiamo domini e tricorni per il prossimo anno...
Ieri era anche la festa della donna, che non festeggio con mimose o altro, ma semplicemente ricordando quante lacrime e quanto sangue, o come direbbe Ken Loach quanto sangue e quante rose è costato il naturale diritto di essere "umano, persona di sesso femminile" in questo mondo...e mi piace ricordarlo quest'anno attraverso tre donne, tre anime del secolo scorso che hanno rappresentato davvero il giro di vite di molte coscienze: Simone Weil, Hannah Arendt e Edith Stein. I loro pensieri, le loro parole sono un insegnamento ricco e fertile, troppo spesso ignorato. Ne avevo sempre sentito parlare superficialmente, poi per diversi motivi prima la mia strada ha incrociato Simone Weil, poi per uno dei miei strani percorsi tortuosi sono arrivata a Edith Stein ed infine ad Hannah Arendt. Questo è ovviamente un altro dei miei work in progress.

"...Le parole alate vanno attraverso le epoche,
per monti e per valli, a muovere cuori e braccia.
L’anima si parla, e cerca di comprendersi.
Tacciono cielo, terra e mare per ascoltare
due amici, due amanti dialogare a fil di voce.
..."
(Da Prometeo, Simone Weil)
"Oggi è raro incontrare persone che credano di possedere la verità; ci confrontiamo invece costantemente con quelli che sono sicuri di avere ragione" (H. Arendt)
E con queste parole, con il sorriso di una bella madamim saluto il carnevale, abbraccio tutte le donne e vi auguro buona giornata.



lunedì 7 marzo 2011

Stylish!!!

This is an award!
Chi arriva in questo blog, per diletto, per volontà o per puro caso si rende conto che di premi ce ne son pochini, magari anche per mio poco interesse. In questo blog capitano più spesso persone che lasciano un segno, ognuna con il proprio modo speciale. Sarò pazza nello sperare di lasciare anche io un piccolo segno a chi passa di qua? Si sono pazza, punto.
Comunque questo premio mi arriva da una amica carissima, la mia Paola del Canada, che vive a Vancouver, una città che io semplicemente adoro. E prima o poi non mancherò di raccontare quanto io l'adori.
Qualsiasi cosa venga da Paola è per me un premio, premio di un'amicizia nata grazie ad un forum e che poi è diventata realtà. Non ci sentiamo in voce da un po', eppure l'affetto è solo cresciuto. il suo è un sorriso che mi porto nel cuore, come la sua voce. 
Quindi, intanto GRAZIE PAOLA :-***
Per non far torto a nessuno, io rompo le regole del gioco :-D - mi riesce benissimo rompere le scatole - e regalo questo premio a tutti i blogs che seguo con affetto...potrei provare ad elencarli ma sono sicurissima che ne dimenticherei qualcuno, quindi a tutti, ma proprio a tutti arrivi questo premio con un pizzico della mia amicizia e dell'affetto che ho per voi.
Eppoi dovrei dire otto, solo otto, cose su di me...cioè praticamente MISSIONE IMPOSSIBILE...sono troppo ciacolona, otto è un limite così finito...
Vabbè proviamoci...
1) Adoro leggere, non ho ancora parlato di libri, ma per me vivere senza leggere è un disagio. Necessariamente leggo moltissimi articoli e pubblicazioni per lavoro, ma non è la stessa cosa. Sopra ogni cosa adoro la poesia! La poesia è il mio humus.
2) Vivo da sempre in un caos molto ben organizzato, leggasi sono molto disordinata, tanto disordinata nella vita quanto precisa devo essere al lavoro. In realtà, il mio non è disordine, è caos ben organizzato, lo dico sempre al consorte che però si ostina a non capire la differenza.
3)...Sono un a persona sensibile, anche troppo...e il troppo stroppia. Sempre. E' vero che di se e ma son piene le fosse, però mi rendo conto che ogni tanto invece di lasciarmi graffiare l'anima dovrei essere io a lasciare qualche segnetto. ma ho il resto della mia vita per imparare...
4) Sono pessimista? Sono ottimista?  Mah, direi sono realista con pennellate di pessimismo, a volte anche piuttosto scure...ma sono sempre in cerca di un piccolo raggio di sole. 
5) Lato frivolo: mi piacciono le scarpe, mi piacciono le borse, adoro i profumi, o meglio le acque profumate...secondo mio marito ho sempre troppe scarpe e troppe borse, ma per lui qualsiasi cosa che sia superiore a 2 è troppo...è un uomo, è un ingegnere...nessuno è perfetto, diciamolo ;-)
6) Mi piace collezionare tazze e mugs. Ne ho, anzi ne abbiano diverse, perchè in queste vengo fomentata da consorte e cucciolo! Da ogni viaggio torniamo con tazze e mugs. E i nostri ospiti possono scegliere la loro tazza o mug, quando vengono a bere il tè.
7)Amo il mare, soprattutto d'inverno, quando la spiaggia è spoglia, non ci sono masse vocianti e sguaiate. Intendiamoci, mi piace la gente, ma non sopporto la maleducazione. 
8) Adoro passeggiare, non correre, passeggiare, in mezzo alla natura, in città, io camminerei sempre...sarà anche per questo che mi sono innamorata di Venezia?
Ok, finito! E' stato molto più difficile di quanto pensassi...adesso, dopo aver ringraziato nuovamente Paola,     per i miei amici di blog:
a) il premio
b) se volete proseguire il gioco: b1) ringraziate la persona da cui lo avete ricevuto, b2) scrivete otto cose di voi in un post dedicato e b3) passatelo ad altre otto persone
c) se non volete proseguire il gioco: non importa, ci si fa una bella risata assieme e ...buona serata
Baci baci

domenica 6 marzo 2011

Carnevale!


Mi sono resa conto che non ho mai scritto una singola riga sul Carnevale, soprattutto sul Carnevale a Venezia. Ho già detto altrove che considero Venezia la mia terra d'adozione, anche se vivendo di là del Ponte della Libertà io sono comunque "campagna" e sono oltretutto "campagna foresta" perchè vengo dall'altre parte del Po (pour parler, uno slogan politico di qualche tempo fa di un certo partito che pensa al Po come un grande confine di separazione tra Italiani e Italiani…come si dice “se no i xe mati no li volemo”, oppure “se non sono matti non li vogliamo”, o ancora meglio “non li vogliamo proprio, punto.”).

In realtà, non parlo “venexian”, anche se mi fanno notare che ho perso quasi  completamente l’accento/cadenza romano/romana, onore o demerito che sia, ormai sono quasi 15 anni che vivo qui e come potrei dire? mi sono acclimatata! Ma torniamo al Carnevale, ho ricordi nitidissimi dei miei carnevali da bambina, all'asilo o giù di lì...vestivo un costume da ballerina ungherese, di quelle ballerine che ballano la czarda, avevo sempre tanti coriandoli e stelle filanti…mi ricordo di un pomeriggio di Carnevale, che andammo a trovare un'amica di famiglia...io vestita da ballerina ungherese con un sacchetto di coriandoli enorme in mano  e quel giorno per la prima volta assaggiai un sorso di Rosso Antico...a Carnevale tutto è permesso. Poi, per gli altri carnevali i ricordi si confondono fino a sfocare nell'oblio e il Carnevale finì nel dimenticatoio.
Dopo questo periodo di buio arriva Venezia ed il suo Carnevale...il primo indimenticabile ricordo che ho del Carnevale veneziano è una immensa calca e ore e ore fermi ad aspettare di traversare il ponte degli Scalzi...Calatrava era di la da venire... La magia dei colori e delle maschere tutte che tra vecchio e nuovo per le calli rivivevano l'antico splendore...la fascinazione è stata immediata ma perdura nel tempo, sebbene non tutti gli anni ci sia la full immersion carnevalesca...anche perchè non sempre il clima e’ clemente.
Tucani o pappagalli?
Ora siccome sono più curiosa di un gatto, ma finora la mia curiosità non mi ha ammazzato, mi sono andata a studiare un po’ di tradizioni carnevalesche.Quanti sono i carnevali ? Tantissimi, alcuni più conosciuti altri meno, ma il Carnevale di Venezia con le sue maschere fa comunque parte dell’immaginario collettivo. C’è una basilare differenza tra il carnevale (rito romano) ed il carnevalone (rito ambrosiano), ad indicare quanto comunque una festa antichissima, conosciuta anche tra gli egizi ed evolutasi poi nei baccanalia e saturnalia latini, fosse divenuta parte della vita laica e religiosa. Secondo il rito romano, il Carnevale, cioè il Tempo di Settuagesima, ha inizio con la Domenica di settuagesima (la prima delle sette domeniche che precedono la Settimana Santa, secondo il Calendario gregoriano) e termina il giorno precedente il Mercoledì delle Ceneri, primo giorno di quaresima – Martedì grasso, appunto. Nel rito ambrosiano, il termine del Carnevale è posticipato al sabato (Sabato grasso) prima della prima domenica di Quaresima. Il primo documento in cui si parla del Carnevale Veneziano è del 1094 ed è firmato dal doge Vitale Falier, sebbene l’editto che sancisce effettivamente la nascita el Carnevale sia del 1296. Il Carnevale era un momento di festeggiamenti e di azzeramento dei ceti sociali, poichè tutti, nobili e plebei, servette e dame, con la maschera indosso per pochi giorni l'anno erano davvero uguali…bè, per lo meno fingevano davvero di esserlo. Oltre al Martedi grasso, giorno festivo del carnevale, nella storia veneziana dei festeggiamenti fa parte anche il Giovedi grasso, poiché in tale giorno si celebrava la vittoria del Doge Michiel II sul vescovo Ulrico e su altri dodici feudatari, sconfitti a Grado, fatti prigionieri ma rilasciati a patto che ogni anno pagassero un pegno. Ed ogni anno il vescovo di Aquileia inviava un toro e dodici maiali ben pasciuti che nel giorno del Giovedi grasso venivano macellati per tutta la popolazione in quel di Palazzo Ducale da parte delle Corporazioni dei Fabbri e dei Becheri (macellai). Il taglio della testa del toro poneva fine allo spettacolo. Ecco perché “tagiar la testa al toro” significa eliminare gli ostacoli o risolvere un problema definitivamente.
Madamin in cornice
In una di queste celebrazioni del Giovedi grasso, intorno al 1500, un acrobata turco, a sorpresa e armato di solo bilancere, tra la folla risalì una fune legata ad una barca saldamente ancorata al molo verso la cima del campanile di San Marco e ridiscese poi fino alla balconata del Palazzo Ducale, per omaggiare il Doge di allora. Tale spettacolo ebbe così successo che venne ripetuto nel corso degli anni con imprese funamboliche sempre più ardite. Si alternarono diversi acrobati professionisti e “arsenalotti”. Gli “arsenalotti” erano le maestranze dell’Arsenale che si specializzarono anche in queste imprese, che divennero sempre più ardite e complesse – si parla persino di un acrobata a cavallo. Poi a causa di diversi incidenti lo “Svolo del Turco” divenne lo “Svolo della Colombina”, ovvero una grande colomba di legno nello scendere dal campanile verso la piazza spargeva fiori e coriandoli sulla folla. Quando dal carnevale “antico” si passò a quello “moderno” (ai giorni nostri) si decise di spostare il Volo alla domenica precedente il giovedì grasso così da sancire in maniera ufficiale i festeggiamenti per il Carnevale. Ed lo “Svolo della Colombina” divenne il “Volo dell’Angelo” e nuovamente ci fu una persona in carne ed ossa che dalla cima del campanile scendeva giù nella piazza. Nell’ultimo giorno di Carnevale, mentre tutta la città diventava una gradiosa festa, perché calli e palazzi signorili erano una grande sala da ballo dove dolci e vino si consumavano in abbondanza, il culmine della festa era in Piazzetta San Marco: un fantoccio raffigurante Pantalone veniva legato alle due colonne (che venivano usate per giustiziare prigioneri) e gli veniva dato fuoco, mentre la folla cantava tristemente “El va, el va, el carneval el va”. E con i frammenti bruciati del fantoccio volava via la follia di quei giorni e arrivava la penitenza della quaresima, ma volava via anche l’uguaglianza che nobile e plebeo per pochi giorni l’anno avevano grazie alle maschere.
Fantascientifico o medievale? Fusion!
Vogliamo non parlare dei dolci caratteristici del Carnevale? Fritoe e crostoi o galani… “ea fritoa” di cui parlo è la fritola, la frittella dolce… ee fritoe nascono “venexiane” poi  si estendono a tutto il Veneto, Friuli Venezia- Giulia e persino Lombardia con mille varianti, perfino con erbe di campo e fiori dentro, ma anche riso e polenta nell’impasto. Ma quelle “venexiane” classiche sono con uvetta e pinoli, adesso ce ne sono anche di ripiene con crema, zabaione e persino cioccolato…eppure quelle classiche sono ancora tanto tanto amate, anche se non ci sono più i “fritoleri”…eh si, perchè c’erano già i produttori DOC nel 1600, che si erano riuniti in una corporazione: i “fritoleri”.  C’è chi dice che per le fritoee bisogni addirittura risalire al Rinascimento, c’è chi dice che la corporazione dei fritoleri nasca intorno al 1600, con aree di competenza ben distinte per esercitare la professione, c’è chi dice che nel 1700 “ea fritoa” diventa il dolce nazionale della Serenissima tutta…in ogni caso, provate ad immaginare le calli e nelle calli  tavoli di legno dove i fritoleri impastavano uova, farina, zucchero, uvetta e pinoli e poi le fritoe  venivano fritte in grandi padelle sostenute da tripodi…che grasso usavano per friggere??? C’è chi dice burro, chi dice strutto, chi dice olio…in ogni caso i fritoleri friggevano a ritmo continuato e quelle meraviglie gonfie e dorate, una volta pronte, venivano spolverate di zucchero e poste sui piatti, con tanto di lista degli ingredienti…i fritoleri agivano in HACCP, non c’è che dire. Pietro Longhi immortalò diverse professioni e professionisti del suo tempo e non poteva mancare una fritolera.
Venditrice di frittelle -Pietro Longhi


Eppoi ci sono i crostoi, o galani che nel resto d’Italia diventano frappe, sfrappe, cenci, chiacchiere, lattughe e chi più ne ha più ne metta…c’è chi fa addirittura risalire le origini di questi dolci ai Romani, che le preparavano nelle loro feste di primavera. Distinzione importante: i crostoi sono terricoli, i galani sono lagunari e ovviamente cambia anche lo spessore dell’impasto, non tanto gli ingredienti. Mia mamma che ha sempre fatto delle frappe eccezionali – pecco di totale immodestia, ma ci sta!- che ha sempre impastato a mano e steso a mano rendendole fini, impalpabili e fritte impeccabilmente, in un’altra vita sarà stata “venexiana” e faceva sicuramente galani! Tra l’altro la prima volta che si cimentò nella produzione di vere fritoe venexiane, vennero benissimo…magari era pure fritolera! Per inciso, io non so friggere, non azzecco i tempi. Oltre ai dolci di carnevale con le loro mille varianti, l’altro simbolo per eccellenza sono le maschere, anzi la maschera. La bautta veneziana è la maschera! In realtà, la bautta maschera è chiamata “larva”, poteva essere bianca o nera (adesso può essere di diversi colori), e ad essa si accompagnava il cendale o zendale (xendal) che poteva essere di taffettà o pizzo, il tricorno ed il mantello che venne poi sostituito dal tabarro.
Maschere in bella mostra
Il tabarro, con la sua ampia ruota che tutto poteva celare, annullava ogni colore e distinzione e permetteva, soprattutto ai nobili, un camuffamento e un anonimato perfetti! La “larva” nasce nel Settecento e poteva essere indossata non solo a Carnevale ma anche nella vita quotidiana, per la sua forma particolare permette di bere e mangiare senza doverla togliere e anche di camuffare la voce, garantendo quindi un perfetto travestimento. Vista la consuetudine di indossarla, era obbligo salutare ogni maschera che si incontrava, proprio perché non si poteva sapere chi nascondeva. E questo creava spesso non pochi problemi agli inquisitori e alla polizia.
In secondo piano, c'è la gattina, la gnaga
Schizzo del medico della peste al lazzaretto
da Archeove.com
Un’altra maschera caratteristica era la “gnaga”, che veniva più spesso usata dagli uomini. Il travestimento della gnaga” era una maschera con le fattezze di gatta, vestiti femminili spesso da servetta, la voce diventava un miagolio e non poteva mancare una cestina con dentro un gattino! Sia la “larva” sia la maschera con le fattezze di gatta si trovano ancora oggi nei laboratori e nelle bancarelle che spesso si trovano nei campi di Venezia. Si sono arricchite di lustrini, di piume e di colori, e fargli compagnia, oltre a quelle della Commedia dell’Arte, sono giunte maschere dalle fogge sempre più stravaganti. Una maschera che non nasce per il Carnevale, ma che è sempre tipica è quella del medico della peste, dal caratteristico becco Le pestilenze sono state una grande piaga per Venezia, non a caso si son fatte basiliche e feste per ricordare gli scampati pericoli. Il medico della peste era l’unico che poteva avvinare i malati, li toccava con un bastone -  quindi era sempre a distanza, era vestito completamente di nero dalla testa ai piedi, con un cappello nero caratteristico e il viso era completamente ricoperto da questa maschera. Il “becco” aveva una funzione precisa: in esso il medico inseriva erbe aromatiche e medicamentose che avevano la funzione di purificare l’aria.
Versione rinnovata della classica maschera del medico della peste, che è bianca con il segno di un pince.nez nero
A Piazza San Marco, tra la folla spunta il sole
E tra Arlecchini spuntano dame e signori e maschere tutte da indovinare...
Tutte le foto risalgono al carnevale dello scorso anno, ma spero di scattarne qualcuno anche quest’anno. Per quelle che non ho scattato io, ho indicato i links. Mentre si passeggia per calli e campielli, può capitare di incontrare mascherine sorridenti e birbanti che vi riempiono di coriandoli e sorrisi. Queste però sono mie personali! Ora non chiedetemi di che specie è il coniglio e se il gormita è il signore della luce o Sommo luminescente o che so io...per me sono bellissimi lo stesso!


Dopo il sole, le quattro stagioni!





Le mie mascherine!

Oltre a quelle scattate in Piazza San Marco, ne metto alcune del carnevale dei bambini qui a Campalto, il quartiere dove viviamo. Ogni anno, il Gruppo del Venerdi organizza uno spettacolo in costume sia con i bimbi sia con gli adulti. Lo scorso anno è andata in scena "La lampada di Aladino". Nel piccolo palco del patronato, bimbi e ragazzi con tanto di costume e trucco ci hanno portato fino a Baghdag. Ed ecco il mio genio dell'anello.
La Lampada di Aladino

E adesso auguro a tutti un fantastico Carnevale!
Baci baci