martedì 26 giugno 2012

Dulche de leche de soja vegano senza lattosio senza latte vaccino senza glutine per il mio ultimo saluto a Jorge el solitario aka Lonesome George...Dulche de leche de soja vegan gluten free dairy free cow milk free

oops I did it again...
...sì, potrei cominciare così questo post, seguendo il bizzarro frullare dei miei pensieri...che mi ha portato e riportato in Sud America...
...bè sia in Sud sia in Centro America, per essere precisini...
Tutto comincia con la ricerca di una ricetta di dulche de leche, ma senza latte vaccino...
...comincia, poi si interrompe, riprende...
...poi pochissimi giorni fa - secondo me, sotto il pieno effetto di Scipione che mi aveva lessato quei pochi neuroni rimasti - si è materializzato il pensiero "devo fare 'sto benedetto dulche de leche con il latte di soja".
E via!
Ennesima ricerca su Internet, decine di ricette,  poi confrontavo le ricette con il latte vaccino con quelle di soja, poi scoprivo che in alcune ricette lo zucchero si misurava a litri e il latte in grammi...o peggio, le proporzioni tra zucchero e latte erano 3:1...refusi o strani scherzi del copia - incolla???
..mah, bah, boh...
...a tal proposito vi consiglio anche di leggere l'interessante post sul blog di Libera, tanto perchè a volte le scottature si prendono anche con il dulche di leche...
...ho parlato già altrove in questo blog dell'abitudine scorretta di non citare le fonti, ma sembra che questo seme buttato nel vento, nel vento muoia...ed ecco che capita che l'esasperazione ed il caldo insieme giochino brutti scherzi e si finisca per perdere le staffe, con la persona sbagliata però...mah, bah, boh...un ciclo che si ripete e a volte, come il serpente dell'infinito, bisogna accettarlo così come è.
...mah, bah, boh...
Comunque, mentre stavo riconfrontando le varie ricette vegane, ho trovato un video, ottimamente spiegato, ma soprattutto con ingredienti alla portata di tutti. Di tutte le ricette visionate era quella che mi sembrava più affidabile in tutti i sensi (ingredienti più ottime spiegazioni = imbattibile ricetta). Mentre io mi illuminavo di immenso, me faceva la lista degli ingredienti e me stessa continuava a ripetere "bisogna controllare i barattoli di vetro, bisogna controllare i barattoli di vetro..." Sì, me stessa è la rompibolle delle tre, ma non è cattiva, l'ha disegnata così...
La ricetta si trova qui: 
Il video su you tube eccolo qua.


No, non parlo spagnolo o castigliano, ma mi adatto molto e mi aiuto moltissimo...anche chiedendo a qualche amica madrelingua di tanto in tanto (vero Gabri ?).

Così, ieri mattina, una domenica lievemente meno calda rispetto ai giorni passati, forse anche per il fortissimo temporale con grandinata al seguito di sabato pomeriggio, mi sono messa all'opera, ma...ma potevo non fare delle modifiche??? C'è chi c'ha la kriptonite nella borsa, c'è chi c'ha la chaltronite nella borsa...e io ho una borsa stile Mary Poppins...

Ed ecco che cosa c'ho messo ovvero ingredienti

1 litro di latte di soja*
150 grammi di golden syrup#
125 grammi di zucchero Zefiro#
1cucchiaino raso di vanilla bourbon
2 cucchiaini di bicarbonato di sodio§
30 gr di fecola di patate$
§ per i celiaci e le persone gluten sensitive: accertarsi sempre che ci sia o la SPIGA SBARRATA  o l'apposita dicitura SENZA GLUTINE  come da regolamento CE 41/2009 e non dimenticare mai il discorso sulle tracce e cross-contaminazioni.

Ah! Ne ho fatta dose doppia...tanto per rendere la missione ancora più impossibile...

per il latte di soja, usatene uno buono, ma davvero buono, altrimenti rovinerà tutto; io, tra tutte le marche provate, sono fedelissima a Sojasun e Provamel/Alpro, ma trovo quello della linea Benessere Coop ottimo, quest'ultimo è solo nella versione senza zucchero, mentre Sojasun è nella versione zuccherata e Provamel/Alpro si trovano in entrambe le versioni. Per questa ricetta, in particolare, ho usato Sojasun già dolcificato.

#Ho usato meno zucchero rispetto a quanto presente nella ricetta di Dimension Vegana, perchè ho usato latte dolcificato, ma soprattutto mi intrigava usare per questa ricetta il Golden syrup che avevo utilizzato nella pumpkin pie di Jè Ale, quello della Silver Spoon del quale ho parlato anche in questo post, in più ho utilizzato lo zucchero Zefiro a grana più fina, non è la stessa cosa dello zucchero a velo, ma ci si avvicina di più. Nel video di Dimension Vegana spiegano infatti che l'optimum è l'utilizzo di zucchero a velo, per evitare granulosità nel prodotto finale, granulosità che nel prodotto con latte vaccino è dovuta alla diversa solubilità del lattosio presente, che però è totalmente assente nel latte di soja. Ritengo probabile che per comodità si usi zucchero a velo anche nella versione "senza". A mio parere l'uso del Golden Syrup piuttosto che del semplice glucosio aggiunga aroma oltre colore, per via della reazione di Maillard degli zuccheri

§ ho usato un pelo più di bicarbonato; il bicarbonato nella ricetta con latte vaccino serve non solo per mantenere il pH ad un valore ottimale, evitando la precipitazione della caseina, che avviene in ambiente acido, ma anche per favorire la reazione di Maillard, che in ambiente alcalino velocizza. Mi raccomando, attenzione alla schiuma!

$ ho aggiunto della fecola di patate per aiutare il latte di soja ad addensare; come sempre per gli amidi rimando alla lettura del post dei muffins all'orange curd, che ne spiega le differenze
Nonostante ami le alghe e per un periodo della mia vita da ricercatrice abbiamo passato giorni e giorni a contare microalghe sedimentate in piccoli vetrini, cercando di capire chi fossero, nonostante  non abbia poi così tanti problemi nel miscelare l'agar agar, in cucina preferisco evitarlo per via dei suoi effetti collaterali.

NB: a proposito di foto, questo post ne avrà ;-), ma già da questa foto si capisce il mio chaltron vibe...il cucchiaio andava pulito meglio, il pseudo effetto marble avrebbe potuto essere migliore, ecc. ecc. ecc. Quindi, i discorsi fatti nel precedente post valgono ancora tutti ;-), soprattutto nel fatto che più che essere stilisticamente perfetta, preferisco raccontare.





Come diamine ho fatto, ovvero procedimento.

Ho pesato direttamente in una capace casseruola il Golden Syrup e lo zucchero, li ho ben miscelati, ho aggiunto il latte di soja, ho mescolato molto bene, cosicchè gli zuccheri si sciogliessero nel latte, poi ho aggiunto la vanilla bourbon e ho continuato a mescolare, Infine, ho aggiunto la fecola, sempre mescolando bene e per evitare che si formassero grumi ho anche passato il composto con il minipimer. Per ultimo ho aggiunto il bicarbonato, ho mescolato per bene e messo finalmente sul fornello. Attenzione alla schiuma che fa! Appena preso il bollore, abbassare la fiamma per evitare spiacevoli incidenti (sperimentalmente provato). Bisogna mescolare continuamente e aspettare che la schiuma sparisca completamente; nel frattempo il colore cambia e cambia la consistenza. Il tempo può variare, secondo me anche in relazione alla quantità d'acqua presente nel latte di soja utilizzato; a me sono servite almeno due ore.

Trascorso il tempo, visto il colore mou intenso che aveva preso, ho fatto la prova su un piattino per verificarne la consistenza. Poi ho cominciato a metterlo nei vasetti ancora caldo, vasetti precedentemente sterilizzati in MW, come ho già spiegato in diversi posts che avevamo come argomento le marmellate, confetture, curds, ecc. Riempiti i vasetti, li ho messi a testa in giù a raffreddarsi; una volta raffreddati, li ho trasferiti in frigo. Uno l'ho aperto subito per assaggiare e mio nipote mi ha chiesto di assaggiarlo e se l'è mangiato sulle fette biscottate. Io l'ho assaggiato nello yogurt di soia e l'ho trovato molto godurioso ( e pericoloso per la linea). Ne ho portato un assaggio anche alla mia collega Elena, intollerante al latte, che l'ha trovato molto buono. Domani si troverà un bel barattolino, così lei che ama cucinare saprà trarne il meglio ;-) (oltre a mangiarlo così come è).

Oggi è stata anche una giornata speciale perchè è mancato Jorge el solitario, aka Lonesome George. L'ultimo esemplare di una sottospecie di tartaruga gigante delle Galapagos...quando feci tappa a Puerto Ayora andai a visitare la Charles Darwin Station e vidi Jorge...bè, per me biologa, era già una emozione sconfinata poter essere alle Galapagos, figuriamoci poi veder le tartarughe giganti e le iguane...e le otarie...Ero alle Galapagos per il dottorato (la storia è un po' più complessa) e questa foto fu scattata con una reflex con pellicola. Oggi ho scansionato la foto. Non era facile arrivare da Jorge/George...era molto protetto! Era una star, a suo modo. O si aveva un obiettivo per lunghe distanze o si aveva il permesso di entrare nella sua area. io non avevo nessuna delle due cose, ma volevo un ricordo di quel momento...ma non avrei mai pensato che a distanza di soli 12 anni quel momento cristallizzato sarebbe stato un necrologio. Già perchè tutto finisce...ma non è consolante...e a conferma della  selezione naturale, motore dell'evoluzione, Jorge/George era di una sottospecie così diversificata che non poteva più riprodursi...si aprono fiumi di riflessioni, ma sono un'altra storia. 
Lonesome George - Wikipedia

Certo, la morte di Jorge/George chiude un'epoca, come la chiuse la morte dell'ultimo dodo, perchè possiamo raccontarla a memoria d'uomo. L'evoluzione naturale è un susseguirsi di specie, di individui che nascono, crescono, muoiono, scompaiono, perchè cambia il clima, il paesaggio, cambiano tante cose; adesso questi processi sono accelerati dall'impatto antropico. E di ciò potremmo parlare per ore ed ore.  Stasera però, vorrei ricordare il momento romantico che c'è dietro la morte di George, quella gioia malinconica che si è prova quando si vive un evento irripetibile nella nostra scala temporale...penso a certe eclissi, a certi passaggi di comete che a volte non si vedono neanche in una vita...Ecco per stasera vorrei ricordarmi il momento romantico di quando leggevo di Darwin, dei suoi fringuelli, del Beagle, lontani spazialmente e temporalmente, e fantasticavo di poter un giorno toccare quel suolo magico che erano le Galapagos...l'ho toccato...ho completato un sogno  e ne ho spezzato un altro...bè più che altro mi son spezzata io...le iguane e le pietre laviche mi han solo aiutato un po'...e anche quella volta feci un bel pasticcio, in perfetto stile Fabipasticcio, ma anche questa è un'altra storia...
Serena notte

Questa ricetta partecipa al contest di Simona Dolcemente privi di...
(http://amiciallergici.blogspot.it/2012/09/ciao-tutti-oggi-do-il-via-al-mio-primo.html



mercoledì 20 giugno 2012

Immagini o parole??? Ma DOCUSOUND!!!...con le suggestioni di Marmellata di Limoni della Costiera Amalfitana e Marmellata di Arance (Lemon Marmalade and Orange Marmalade, naturalmente senza glutine e senza latte vaccino)

Dopo il titolo lunghissimo, riprendo fiato...
...la storia che racconterò in questo post nasce da lontano e sono in ritardo paurosissimo nel raccontarla...
Chi mi conosce un pizzico sa che certe cose le devo metabolizzare nei meandri del mio pensiero, devo lasciarle decantare come fossero il Teroldego migliore da sorseggiare poi lentamente, inebriando l’olfatto di profumi ed il gusto di sapori...
Ho riflettutto a lungo...perchè è difficile parlare di parole!
Nei blogs, qualsiasi sia l’argomento, l’immagine è sempre in prima linea...e nei food blogs l’immagine spesso è padrona, protagonista unica ed indiscussa su un palcoscenico che dovrebbe? potrebbe? certamente raccontare tanto altro.

...piccolo inciso: se avessi un boa di piume, un bocchino lunghissimo di celluloide e la erre moscia mi verrebbe una meraviglia dire “Tesoro, io semplicemente adoro la fotografia!”...e l’affermazione corrisponde a verità, mi incanta la fotografia in sè, la capacità di cristalizzazione di un attimo...ma per essere tutto ciò una fotografia mi deve raccontare una storia o come minimo farmela immaginare...
...penso ad Ansel Adams, Yousuf Karsh, Bruce Davidson o Marilyn Silverstone o Robert Mapplethorpe o Andre Serrano...
...come molte altre cose che faccio, cialtronescamente faccio foto senza troppe pretese, ci provo, mi diverto, mi appassiono...
...ecco soprattutto mi diverto e mi appassiono e credo che in primis, above all, qualsiasi foto debba immediatamente far percepire all’occhio di chi guarda il divertimento e la passione...anche fosse la foto più triste che si possa mai vedere...non credo che tutto quello che sia stilisticamente perfetto (corsivo voluto, perchè devo sempre capire chi stabilisce i parametri di cosa) faccia percepire divertimento, passione, storia, la vita che gira intorno, anzi che è quel momento e non un altro...
L’ho presa alla lontana eh...ma io arrivo sempre...in un modo o nell’altro...
fine dell'inciso...

Noi siamo un insieme di cinque sensi: olfatto, udito, tatto, gusto e vista...
Si dice che si mangia anche (mica solo!) con gli occhi...
...eppure se si parla di vini si dice che per prima cosa si beve con l’olfatto, perchè il primo messaggio che arriva al cervello arriva dal naso prima che dalla bocca...
...per il cibo, dovrebbe valere lo stesso discorso...profumi, odori di vario tipo risvegliano non solo il gusto, a mio parere, ma anche i ricordi...
...la sensazione diventa una macchina del tempo...
...poi arriva il gusto, e quei ricordi prendono vividezza, ma attraverso la lingua si percepisce anche la consistenza ed ecco quindi il tatto...e l’udito?
Come metterlo in correlazione con il cibo?
L’udito è predisporsi all’ascolto...dei ricordi, della storia legata a quel cibo, alle sensazioni che ci regala, è predisporsi alla convivialità, allo stare insieme raccontandosi...in fondo convivio è al contempo banchetto e simposio. Eppure, l’immagine e quindi la vista ruba tutta la scena...chissà perchè...
Poi, un giorno di  metà aprile ricevo una mail da Cristina Di Mauro...chiunque stia leggendo sta anche pensando” ma per quale altro volo pindarico sta decollando???”...Cristina Di Mauro lavora per una società di produzione di documentari, società che è a Torino e che si chiama Doc in progress e questo è il link
...ancora nebulosa la faccenda? 
Di Doc in progress ho sentito parlare da Dede,  perchè sua figlia Fabrizia si occupa della produzione (sono una famiglia talentuosa, neh!), ma la mail di Cristina aveva una marcia in più e mi ha catturato...
Uno dei loro progetti si chiama Docusound
Cos’è Docusound?
E nel leggere mi sono entusiasmata ancora di più...queste le parole di Cristina: “è da una parte produzione e distribuzione di audio documentari, e dall'altra è anche un progetto di formazione e sensibilizzazione al racconto della realtà senza immagini (facciamo corsi professionali e non).” Capite? Senza immagini...raccontare...il logos prima di tutto???
E Cristina continua: “Nostro partner sul progetto è l'Unione Ciechi ed Ipovedenti, dato che i non vedenti sono non solo pubblico, ma possono essere anche produttori di contenuto, non essendoci la barriera della vista. [...]ti scrivo per condividere con te due dei nostri doc con tema culinario (tra l’altro realizzato da non vedenti) e ti chiedo, se lo ritieni utile o interessante, se è possibile postarli sul tuo blog.”
Non solo lo ritengo utile ed interessante, lo ritengo magico! C’ho solo messo un po’ a dare forma a queste mie piccole parole, che spero aumentino anche solo di un nanogrammo la magia di questi due documentari

Semplicemente meravigliosi, molto diversi tra loro ma entrambi ti catturano con la parola, con la storia...
Marcello Trentini racconta se stesso e la sua cucina, i profumi, gli odori, le sue sensazioni e nell’ascoltarle = udirle le immagini con vividezza...sono rimasta incantata da una sua frase “un particolare impegno nella ricerca della lunghezza del gusto”...
...e io aggiungo che ciò nulla ha a che fare con l’immagine (la vista), ma secondo me più con l’olfatto ed il gusto sensu strictu...poter sentire profumi e assaporare gusti per permettere alla macchina del tempo e all’immaginazione di cominciare un viaggio...
Non sono perfettamente d’accordo con tutto quello che dice, però sono profondamente convinta anche io che esistono due cucine: la buona cucina e la cattiva cucina.
Ognuna ha le sue vie, i suoi percorsi, le sue storie, le sue trame che ognuno di noi ad ogni pasto a suo modo tesse.
L’altro protagonista è Mido che racconta come da ragioniere in Egitto sia diventato pizzaiolo, poi venditore di kebab e proprietario di locali in Italia, precisamente a Torino.
Racconta di come prepara tutti gli ingredienti per preparare il kebab e con orgoglio sottolinea la genuinità delle sue preparazioni.
Dice che i suoi clienti sono tutti italiani e tra le sue frasi mi rendo conto del suo piacere di essere ambasciatore, porta aperta di un’altra cultura, di un’altra tradizione. Parla della sua nostalgia per la sua terra e delle sensazioni belle che gli dà l’Italia, del fatto che i suoi figli sono cresciuti qui e sono radicati qui...un ponte tra due culture in un panino...
Bisognerebbe provare ad ascoltare questi due modi di fare ed essere cucina, eppoi provare a raccontare un piatto non tramite uno scatto, ma tramite le parole, le sensazioni...ognuno di noi ha le proprie madeleines ed il proprio infuso di tiglio...

Vorrei provarci raccontando la marmellata di limoni e la marmellata di arance che ho fatto questo inverno...

Dei limoni ne parlai nel post sul lemon curd...di come trovai quegli splendidi limoni della Costiera amalfitana, limoni non trattati e immediatamente pensai “lemon curd e marmellata!” Il lemon curd fu un esperimento riuscitissimo e la marmellata? Altrettanto! 
La preparai seguendo la ricetta di Nicola, ma da perfetta chaltron woman, sempre con il boa di piume e il bocchino di celluloide, ho fatto delle varianti...intanto ho omesso l’acqua, lasciando il rapporto limoni e zucchero invariato. 

Quindi ingredienti

1 kg di di limoni rigorosamente non trattati
1kg di zucchero, se volete anche di canna.

Eppoi?
Prima di tutto, annusandoli sono tornata indietro nel tempo, ad una gita fatta a Capri, anzi ad Anacapri, ad una visita a Villa San Michele, la casa di Axel Munthe, al romanzo omonimo che Axel Munthe scrisse, ad un meraviglioso limoncello e ad un profumo di zagare, fatto artigianalmente da un mastro profumiere, al sole di quella giornata di fine primavera...poi, con la mia fida Microplane ho grattuggiato la scorza dei limoni, il bianco – l’albedo – conferisce le note amarotiche, quindi va accuratamente evitato; poi un quarto dei limoni furono spremuti e i restanti tre quarti furono pelati a vivo, facendo attenzione a eliminare pellicine e albedo (bianco).
Dopo di ciò, in una capace casseruola (meglio non usare casseruole in alluminio in questo caso) ho versato il succo, lo zucchero e i pezzetti di limone e ho messo sul fuoco a cuocere. Raggiunta la giusta consistenza, misi tutto nei vasetti procedendo come in Jamming.
La marmellata di limoni addensa di più raffrendandosi e ho cercato il giusto compromesso, non troppo liquida ma neanche troppo gelatinosa...la fortuna della chaltron woman fu dalla mia, ovviamente. Lo zucchero sembra troppo ma ci vuole, secondo me per far risaltare il profumo rispetto all’aspro.
Con questa ricetta venne una marmellata strepitosamente profumata e ogni volta che apro un vasetto me ne torno ad Anacapri per un po’...
Una mia sfida era quella di avere una marmellata di arance che fosse il più vicino possibile a quella assaggiata eoni fa, durante il mio primo viaggio a Londra...colazione continentale in un bellissimo albergo – dalla camera vedevo l’abbazia di Westminster ed il Big Ben – e assaggiai pane tostato, burro salato e orange marmalade...una goduria!
Vari tentativi sperimentati in merito, ma non ero mai arrivata a quella...quest’inverno, dopo quella di limoni, mi dissi: “ e se facessi così quella d’arance???”. Facile e veloce il procedimento, barattoli ce n’erano e quindi...via!

Ingredienti

1 kg di arance rigorosamente non trattate
750 gr di zucchero semolato o di canna.

Poi stesso procedimento di quella dei limoni, però ho avvinato parte dei vasetti con rum e parte con Cointreau.
Lo dico orgogliosamente: perfetta! L’orange marmalade che ricercavo.
Provata come salsa con aggiunta di rum su crepes ripiene di cioccolato fondente...gli amici gradirono assai...provata in una crostata stellare per la festa del papà, per il primo dei miei due amori nonchè padre del nostro cucciolo...ottima!
Una ricetta e due marmellate meravigliose...sono in attesa dell’inverno per ricominciare...intanto ci sono le albicocche da trasformare in confettura, quella di fragole invasettata il mese scorso ha fatto furore, ho beccato il cucciolo a mangiarsela a cucchiaini..so’ soddisfazioni.
E finalmente son giunta alla fine...è stato un viaggio lungo, ma spero non noioso e ricco di parole e profumi... e con delle splendide parole vi auguro serena notte e buona cucina.

"Tra le dolcezze dell’avversità, e lasciatemi dire che non sono molte, la più dolce, la più preziosa è la lezione che ho imparato sul valore della gentilezza… Anche il più piccolo gesto di gentilezza può alleggerire un cuore pesante. La gentilezza può cambiare il cuore delle persone".
 Aung San Suu Kyi

Credo che essere gentili significhi non arroccarsi, non chiudersi, ma restare aperti ed accoglienti.

venerdì 15 giugno 2012

Rifatte Senza Glutine VIII puntata: Cheesecake ai limoni (senza glutine, senza latte vaccino...naturalmente!)


"...
Conservare era un atto crudele. 
Forse dimenticare completamente significava solo conservare in modo dignitoso. 
Dimenticare faceva rima con mangiare. Avevo fame"


Ottava ed ultima puntata delle RSG...ma solo per quest'anno! Anche perchè l'otto è anche il simbolo dell'infinito, basta solo guardarlo rovesciato...Per questa ultima puntata si va a casa di Annalisa e si rifà la sua cheesecake ai limoni. Prima di tutto ricetta rifatta anzi ricette rifatte...eppoi un po' di ciacole.
Il link della ricetta originale l'ho già messo, ecco quindi gli ingredienti della mia I versione rifatta:
500 gr di vera ricotta di pecora ben scolata dal siero (per minimizzare ancora di più le problematiche legate non solo al lattosio ma anche alle proteine del latte, utilizzare la ricotta di capra)
220 gr di zucchero di canna
4 uova medie sempre e solo cat. A
2 abbondanti cucchiai di fecola di patate consentita ovvero che riporti lo l'apposita dicitura SENZA GLUTINE  come da regolamento CE 41/2009 o la spiga sbarrata (uso sempre quella S. Martino che trovo facilmente in qualsiasi supermercato)
vanilla bourbon q.b  -sulla vaniglia non si discute! va messa a gusto personale e, rispetto al suo corrispettivo chimico, fa la differenza! eccome!
Avete paura di cross contaminazioni? E' talmente preziosa che è manipolata e conservata a dovere come moltissime altre spezie ;-).
Io preferisco comperarle sfuse dal mitico Caberlotto che a Mestre è una istituzione, chi è a Venezia va da Mascari invece.
...ah! di solito al baccello preferisco la polvere, meno sprechi, basta conservarla in barattolo con tappo ben chiusa.
E con la polvere potete fare direttamente voi lo zucchero vanigliato che in terra austriaca e germanica si trova in qualsiasi supermercato e nelle preparazioni basta stornare 10-15 grammi di zucchero o più dal quantitativo e aggiungere quello aromatizzato alla vaniglia ;-)
marmellata di limoni della Costiera Amalfitana (limoni non trattati, of course ;-)) rigorosamente home made by myself, ma proprio me medesima (della quale parlerò in un altro momento).
margarina per la teglia
o fecola o zucchero per spolverare la teglia.

Fine degli ingredienti, passiamo al procedimento ovvero come diamine ho fatto!

In realtà io ho fatto le dosi di questa ricetta ridotte di un terzo e ho usato una teglia da 24 cm di diametro. Ho acceso il forno a 180°C, così intanto si scaldava. 
Senza Ken e Mr. Braun sarei stata un po' persa eh!...allora con il fido e maturo Mr. Braun (frullino) ho amalgamato la ricotta, che invece per fare le cose come si deve andrebbe passata al setaccio, ma si sa, so' chaltron woman e con sempre meno tempo per dedicarmi alle cose che vorrei...
Mentre amalgamavo la ricotta, Ken faceva il suo dovere di planetaria, ovvero montava a più non posso le uova intere con lo zucchero (al quale ho sottratto 20 gr della quantità iniziale), vengono bianchissime e gonfissime...due passaggi in uno...almeno in cucina ho il dono della sintesi ;-)
Poi, una volta ottenuta una massa bianchissima e gonfissima ho aggiunto la vanilla bourbon e la fecola. Ho mescolato senza far smontare (una certa spatola da Torino sa fare il suo dovere). Dopo, ho aggiunto la ricotta mescolando sempre senza far smontare le uova. "Imburrato"con margarina -sempre e solo senza grassi idrogenati - e spolverato con un poco di fecola e i 20 gr di zucchero messo da parte, a questo punto ho versato il composto nella tortiera e con un cucchiaino ho messo sulla superficie alcuni cucchiaini di marmellata di limoni, con un effetto un po' animalier  - che è tornato quest'anno e che francamente non amo affatto, ma sulla torta aveva il suo perchè. Dopo 30 minuti ho fatto la prova stecchino e ho spento il forno, lasciato riposare per 5-10 minuti nel forno aperto e sformato successivamente su un piatto, ma senza capovolgere. 
Ci è piaciuta assai! Il connubio tra ricotta e marmellata di limoni è sorprendente in senso positivo e ci ha sorpreso talmente tanto che ho rifatto la rifatta per un pic nic tra genitori e bimbi del patronato! Ecco la seconda versione!


Ingredienti, gli stessi di cui sopra ma ho diminuito ancora lo zucchero da mettere nelle uova; quindi,  per 4 uova 160 gr di zucchero e ho aggiunto la marmellata di limoni direttamente nell'impasto, nella misura di 4 cucchiai belli colmi.

Ho direttamente amalgamato la ricotta con la marmellata di limoni, poi il procedimento è esattamente quello sopra descritto. Una volta cotta, ho rovesciato la torta e decorato con granella di pistacchio. Questa versione mi è piaciuta di più ed è piaciuta anche agli amici che l'hanno mangiata.
Facile, semplice, veloce, con ottimi ingredienti è un gran dolce da mangiare in compagnia. Grazie di tutto cuore Annalisa! A voi non resta che provarla!


E adesso un po' di ciacole...sembra che torni al blog solo in occasione delle RSG...come avevo detto nel post precedente è stato ed è un periodo piuttosto duro.
Assorbita dalle scadenze lavorative, persa nei meandri di funzioni, celle excel, correlazioni e grafici sono andata in pausa completa da tutta la rete.
Ogni tanto fa anche bene, eh...ma mi sono mancati molti amici.
Finita questa odissea, che come ho già detto altrove neanche Omero l'avrebbe scritta così tortuosa, sto riprendendo fiato prima dell'Iliade...per non farmi mancare nulla...e contemporaneamente c'è stato il terremoto in Emilia, preoccupazione per amici e colleghi, le scosse che abbiamo sentito anche qua...indelebile quella di fine maggio, i bimbi avevano lo spettacolo di fine anno al Teatro Toniolo...erano a scuola, grazie ai maestri sono evacuati dalla scuola senza impaurirsi troppo, i maestri hanno saputo mantenere il polso della situazione...tremolii si continuano a sentire ed il pensiero va' subito a chi quel tremolio lo sente all'ennesima potenza...oltre al terremoto da sud e nord, giusto due giorni fa un tremendo temporale in terraferma si è trasformato in tromba d'aria in Laguna, con molto spavento e molti danni...eppoi...
...eppoi anniversari dolorosi che si fa passare inosservati così si piange dentro con le lacrime a secco, eppoi altre persone che soffrono per altri dolori grandi...eppoi qualche problema di salute di troppo - ma risolvibile anche se su una scala temporale più lunghetta - eppoi...
 eppoi...la vita ti rende così, come una grande onda: puoi essere sulla cresta ma anche sul fondo, è un ciclo...

In questo ciclo ho avuto la fortuna di leggere un po' ed una nuova pila di libri è sul mio comodino...sì, sono decisamente compulsiva nei confronti dei libri...l'incipit di questo post è tratto da un piccolo romanzo "Il sapore dei semi di mela" di Katharina Hagena. Un libro di donne e di memorie, di ricordi e di svanimenti...ecco la vita che ritorna...mi sono imbattuta in questo piccolo libro per caso in Amazon, mi ha incuriosito da subito...non è certo un trattato sul Bosone di Higgs o un dialogo sui massimi sistemi, è solo un libro confortevole come il panino alla marmellata di quando ero bambina...non è perfetto, a tratti cade nello scontato, però mi è sembrato godibilissimo per un pomeriggio in cerca di relax  e sinceramente dopo un brutto attacco di nevralgia al trigemino ha avuto il suo effetto...oltre al comfort food anche il comfort book ;-)

E adesso arrivederci ad ottobre con le RSG, tutti da Elena con la sua Pasta con crema di peperoni, I puntata, II serie!
Ed in più ringrazio tutte le RSG, tutti gli amici bloggers che hanno commentato il precedente post ai quali non ho avuto modo di rispondere, tutti gli amici bloggers che mi sono mancati e un abbraccio particolare agli amici di Universo. 
Arrivederci a prestissimo